LEGO® Technic 42156 – Peugeot 9X8 24H Le Mans Hybrid Hypercar – Recensione
- By: Marco Pisasale
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Originale, interessante, innovativa, sorprendente, intrigante… l’ultima automobile in scala 1:10 nata in casa Lego Technic si può definire in tanti modi, ma il mio giudizio in due parole è: bella dentro!
AVVERTENZA: vista la lunghezza dell’articolo, l’ho diviso in 5 sezioni di cui riporto qui il contenuto, così ognuno può andare a leggere la parte che gli interessa e saltare le altre.
Falsa partenza | Le mie prime impressioni |
Lego, Le Mans e Peugeot | Come è stato sviluppato questo set |
Bella dentro (e un po’ anche fuori) | La costruzione con le foto, i commenti, le lagnanze e gli errori (miei) |
Il pomo della discordia | Qualche riflessione sui punti critici |
Per concludere… | Alla fine consiglio di comprarla o no? |
Falsa partenza
Devo dire la verità, quando è stata presentata questa Peugeot 9X8, lo scorso aprile, sono rimasto sbalordito. Innanzitutto non avevo idea che Peugeot fosse tornata in pista con una hypercar costruita apposta per Le Mans; in secondo luogo non avrei mai immaginato che, avendo a disposizione nomi ultra blasonati come Ferrari, Lamborghini, Toyota, Porsche, ecc. Lego andasse a scegliere proprio un produttore che, dopo i grandi successi degli anni ’80 e ’90, nell’ultimo decennio non aveva sviluppato niente di particolarmente notevole; infine, a un primo sguardo, la macchina mi è sembrata proprio brutta. Il frontale alto e massiccio, l’abitacolo squadrato sormontato da una specie di cannone laser, il colore grigio scuro la facevano sembrare più un carro armato high-tech che una macchina da corsa, forse capace di vincere la 24 ore di Le Mans solo prendendo a cannonate le altre concorrenti!
Insomma, non sono partito proprio ben disposto nei confronti di questo set, ma ho deciso di concedergli il beneficio del dubbio, visto che in altre occasioni la mia prima impressione si è poi capovolta in fase di costruzione o a prodotto finito. Così, infatti, è avvenuto… almeno in parte.
Lego, Le Mans e Peugeot
Il rapporto tra Lego e il mondo delle corse, lungo e proficuo, quest’anno ha visto l’introduzione di una novità: seguendo il lucrativo trend dei prodotti in licenza, il gruppo Lego ha avviato una partnership con gli organizzatori della leggendaria corsa di Le Mans e ha potuto utilizzare il loro logo ufficiale su due suoi prodotti, la Porsche 963 della serie Speed Champions e la Peugeot 9X8 della serie Technic di cui vi parlo in questo articolo. Le due aziende hanno senza dubbio avuto un guadagno reciproco in termini di pubblicità, ma a noi fan dei Lego avere un logo in più o in meno sulla scatola non cambia la vita. Ciò che ci interessa è avere un prodotto bello da guardare e gratificante da costruire. A tal proposito è stata fondamentale un’altra partnership, quella che Lego ha stabilito con Peugeot e che ha permesso agli ingegneri dei mattoncini di collaborare con quelli del leone già da quando la hypercar era in fase di sviluppo. Il risultato è stato un modello Technic che marca un deciso cambio di traiettoria rispetto alle precedenti automobili da corsa in scala 1:10, ovvero la Porsche 911 RSR e la Ferrari 488 GTE.
Rispetto ai due modelli precedenti, infatti, la Peugeot 9X8 è nettamente superiore da ogni punto di vista: molti dei difetti tecnici ed estetici della Porsche e della Ferrari sono stati risolti e, in più, sono state aggiunte diverse novità che delizieranno sia i costruttori nuovi che quelli incalliti. Inoltre, per celebrare il centesimo anniversario della mitica e durissima gara francese, Lego e Peugeot hanno organizzato una prova di resistenza parallela a quella automobilistica: mentre la Peugeot 9X8 sfrecciava a tutta velocità lungo il tracciato di Le Mans, un team di costruttori Lego ha realizzato una versione della hypercar Technic in scala 11:1 (quindi più grande dell’auto reale), riuscendo a completarla esattamente nelle 24 ore della gara. Ne avevamo dato l’annuncio qui, mentre il video con tutte le fasi di preparazione e costruzione può essere visto qui.
Prima nota a margine: no, alla fine la Peugeot non ha vinto alla 24 ore di Le Mans, è arrivata in ottava posizione (il titolo è stato ottenuto dalla bellissima Ferrari 499P – magari la troveremo in formato Lego in un prossimo futuro?), ma poi si è rifatta con un bel terzo posto alla successiva 6 ore di Monza.
Seconda nota a margine: la macchina che ha gareggiato a Le Mans ha una livrea coloratissima completamente diversa dal grigio scuro con cui si era presentata alle gare precedenti e con cui Lego la ha riprodotta (si può osservare qui).
Bella dentro (e un po’ anche fuori)
Sul fronte della grande e pesante scatola (buon segno!) troneggia la hypercar ibrida con quel suo look imponente e aggressivo di cui ho parlato prima, mentre sul retro, grazie a una foto della nostra Peugeot in pista, scopriamo che la macchina reale presenta linee più dolci e aggraziate di quelle del modello Lego. In effetti avrei dovuto pensarci subito: è normale che una macchina Technic sia più squadrata e abbia superfici più irregolari rispetto a un modello Creator Expert o Icons. Per di più, quando apro lo spesso libro delle istruzioni (un altro buon segno!), le numerose foto dell’auto reale messe a confronto con la sua versione Lego rivelano che i designer sono stati veramente bravi a riprodurre con molta fedeltà le complesse curve della carrozzeria della 9X8. Questo set inizia a intrigarmi di più!
Nella scatola si trovano 16 buste suddivise in 5 fasi di costruzione, 3 buste non numerate con parti di grandi dimensioni, 4 pneumatici e due fogli di adesivi. La prima fase di costruzione comincia con l’assemblaggio del retrotreno, che non riserva particolari sorprese nei primi 20 passaggi, a parte una generale sensazione di solidità e un paio di elementi in lime green che vivacizzano il tutto. Il discorso si fa più interessante subito dopo, quando costruisco l’inedito sistema di sospensioni centrato su un unico grande ammortizzatore, quello in blu della Yamaha MT-10 SP.
Questo è uno degli elementi più sorprendenti che gli ingegneri Lego hanno sviluppato insieme a quelli Peugeot ed è senza dubbio uno dei principali che rendono questo set assolutamente speciale. Nelle foto si vede quanto può essere compresso l’ammortizzatore e qual è la relativa escursione dei mozzi delle ruote: il sistema è bello rigido, come ci si aspetterebbe da una vera hypercar, e vi posso assicurare che ci vuole una certa forza per muovere i due semiassi.
Si continua con un motore V6 “classico” e subito dopo arriva un’interessante sorpresa con l’introduzione dei longheroni doppi (frame 3×19, novità del 2022) che conferiscono un’incredibile robustezza alla struttura in via di formazione. Qui siamo anni luce dalle traballanti auto Technic 1:10 precedenti!
Successivamente vengono aggiunti i tubi di scappamento, un dettaglio – invisibile dall’esterno – per cui dobbiamo ringraziare la stretta collaborazione tra Lego e Peugeot. Con la struttura di supporto dello sterzo HOG si conclude la prima fase di costruzione.
La seconda fase inizia con il primo adesivo, il pacco batterie da 900 volt. Sì, perché, questa hypercar è un’auto ibrida, in cui le ruote posteriori sono spinte da un motore V6 biturbo da 2.6 litri e 680 cavalli, mentre quelle anteriori da un motore elettrico da 200 kilowatt. Del complesso sistema di alimentazione e gestione della potenza noi possiamo costruire, oltre al motore di prima, anche il motore elettrico e il doppio cavo che trasferisce l’elettricità dalle batterie in fase di accelerazione e la rimanda indietro in fase di frenata con il recupero dell’energia. In mezzo all’assemblaggio di questi due piccoli dettagli si costruisce anche la cabina del pilota, che però non corrisponde a quella interamente nera della macchina che è effettivamente scesa in pista, ma riprende quella giallo/verde fluorescente del primo prototipo di 9X8 presentato alla stampa l’anno scorso.
Dopo aver rinforzato ulteriormente il telaio con altri longheroni 3×19 e aver prolungato gli ingranaggi dello sterzo si passa all’avantreno, che ha anch’esso una configurazione inusuale. Bisogna prestare molta attenzione all’assemblaggio del differenziale (qui viene usato il modello più nuovo, quello a sezione triangolare) ma soprattutto all’assemblaggio delle varie parti che compongono il sistema di ammortizzazione, che ovviamente è più complesso di quello del retrotreno dal momento che si interseca con il gruppo dello sterzo.
Le istruzioni non sono sempre di facile lettura, ci sono due axle grigio scuro e uno marrone vicini tra loro e disposti parallelamente che rimangono “scoperti” fino alla fine e complicano il processo di montaggio. Alla fine i due axle marroni restano con un’estremità libera, semplicemente appoggiata su due mezzi pin rossi: sembra quasi una svista, ma poi si osserva che gli axle devono potersi sollevare quando l’ammortizzatore viene compresso, quindi si capisce il motivo di questa insolita scelta.
La seconda fase si conclude con l’inserimento e il fissaggio dell’avantreno sul telaio e con il completamento dello sterzo, che ha un buffo volante rettangolare vagamente simile a quello reale, almeno nella forma, più o meno…
La parte meccanica è praticamente terminata, quindi nella fase 3 si comincia con la carrozzeria, ovvero quello che sospetto essere il tallone d’Achille di questo set.
La prima parte da costruire è il tettuccio, poi si passa al montante sinistro, il quale è fissato al telaio in modo così solido da permettermi di azzardare il test che vedete in foto: tutta la macchina, che ha già raggiunto un peso considerevole, può essere sollevata e sostenuta da sotto il tettuccio senza che si verifichi alcuna torsione, flessione, piegamento o scricchiolio in alcun suo punto. Veramente impressionante!
Al lato sinistro si aggiunge una lunga struttura ad ala che costituisce il fondo sagomato della fiancata, poi si passa alla costruzione del montante del lato destro e poi… è il momento del cannone laser! Niente da fare, questa parte proprio non mi va giù: le dimensioni, la forma, le proporzioni della presa d’aria sul tetto sono veramente troppo diverse da quelle del modello originale. Già il tettuccio è un po’ troppo squadrato rispetto a quello dell’automobile reale, se poi ci aggiungiamo sopra anche una specie di Toblerone spuntato, le linee filanti e aerodinamiche della Peugeot 9X8 vengono irrimediabilmente perse. Posso capire che la ragione principale di questo radicale allontanamento dalla realtà sia la volontà di inserire uno sterzo HOG nella posizione ideale per poter spingere la macchina e controllare lo sterzo nello stesso momento, ma diciamoci la verità: quanti acquirenti di questo set ci giocheranno per davvero? Il destino più probabile di questa hypercar sarà essere ammirata mentre prende polvere su uno scaffale, o prende polvere molto lentamente dentro a una vetrina, quindi avere uno sterzo funzionante sul suo tetto non è certo una priorità. Per di più, nel tentativo di rendere la presa d’aria più fedele alla sua controparte reale, bisogna incollare su ciascun lato 3 adesivi estremamente facili da confondere. Oltre al danno, la beffa (almeno per me che sono una frana con gli sticker!).
Meditando su un’eventuale modifica di questa parte deludente, mi rimetto al lavoro completando il lato destro con il fondo sagomato della fiancata, poi passo a rinforzare la parte anteriore del telaio con un paio di frame che rendono la struttura solidissima. Siamo arrivati al 300esimo passaggio, metà della costruzione, e adesso tocca alle prime carenature delle fiancate e alla copertura della parte posteriore dell’abitacolo, dopodiché si assemblano gli “sportelli”. Questi ultimi, che si aprono facendoli ruotare lungo l’asse inclinato del montante, sono incernierati in modo ingegnoso e scivolano senza sforzi né attriti nel loro alloggiamento, ma sono dannatamente difficili da montare e le istruzioni non aiutano per niente. La fase 3 si conclude con l’aggiunta di due pannelli inclinati che coprono alla perfezione le carenature installate precedentemente.
Con la quarta fase ci spostiamo dietro e iniziamo ad assemblare i fari posteriori, parte che nella realtà costituisce un altro degli aspetti insoliti e seducenti della Peugeot 9X8 ma che qui, invece, comincia con un tripudio incomprensibile di beams e pins che sembrano messi un po’ alla rinfusa. E qui ho un vero e proprio mancamento quando mi accorgo di aver incollato gli adesivi sbagliati ai pannelli rossi che simulano le luci di coda: invece dei numero 21 ho usato i numero 19, cioè ho scambiato il lato destro con il sinistro, quindi le striature nere e rosse sono inclinate verso il basso invece che verso l’alto (vedi foto). Mentre l’urlo di Darth Vader alla fine di Star Wars: episodio 3 “La vendetta dei sith” riecheggia nella mia mente, penso due cose: 1) forse l’età consigliata di 18+ è dovuta alle numerose imprecazioni che gli acquirenti pronunceranno durante l’apposizione degli sticker; 2) tutto sommato sono abbastanza fortunato perché la parte sbagliata è abbastanza facile da smontare e poi la potrò riutilizzare dall’altro lato, quindi posso ancora rimediare all’errore.
Concentrandomi al massimo e facendo più attenzione che se maneggiassi una fiala di nitroglicerina purissima, finisco di costruire il posteriore con le sue 6 luci di coda, il suo diffusore inferiore e il suo bordo superiore senza alettone, che ha degli incastri non facili ma estremamente solidi. Qui gli ingegneri della Peugeot hanno sbalordito il mondo intero con la loro audace scelta di non montare sul retro un enorme spoiler come tutte le altre hypercar che gareggiano a Le Mans, preferendo sagomare la scocca e la carrozzeria in modo che queste generino da sole tutta la deportanza richiesta per tenere incollato all’asfalto il bolide. Gli ingegneri della Lego, da parte loro, hanno fatto un buon lavoro nel riprodurre i vari dettagli tecnici ed estetici, anche se alla fine, con tutti quei pezzi neri e quei due pannelli angolati che si alzano come due alette, a me sembra di vedere una nuova versione della Batmobile… cosa che mi piace assai!
I successivi passaggi riguardano l’assemblaggio della parte di carrozzeria che copre il motore V6 e le ruote. Si tratta di un pezzo unico che si costruisce tranquillamente, almeno finché non devo attaccare i lunghi adesivi che coprono entrambi i lati della pala di elicottero che simula la grande pinna stabilizzatrice posteriore. Controllo e ricontrollo il numero e l’orientamento degli sticker per evitare di commettere errori irrimediabili, poi mi do da solo una pacca sulla spalla per il buon risultato ottenuto. Questo grande “cofano” posteriore non è fissato al resto della carrozzeria: si appoggia sul telaio e resta saldamente al suo posto grazie a quattro pin con axle, ma a guardarlo non si direbbe che è una parte separata perché la struttura è stata realizzata benissimo e non ci sono buchi o fessure che interrompono il profilo dell’automobile.
L’unico “buco” degno di nota, che ha attirato molte critiche da parte degli appassionati, è lo spazio lasciato aperto subito dietro all’abitacolo, al di sotto dei lunghi pannelli angolati che sostengono la pinna stabilizzatrice. Nella realtà l’abitacolo dovrebbe saldarsi alla carrozzeria senza soluzione di continuità, invece qui c’è un distacco chiaramente osservabile, ma a me, stranamente, questo allontanamento dal realismo non disturba particolarmente. Anzi, quello spazio aperto mi torna utile per infilarci le dita e sollevare il “cofano” senza doverlo afferrare per la pinna, la quale è saldamente fissata alla struttura circostante ma ha un po’ di gioco in senso verticale e mi comunica una sensazione di relativa fragilità.
Eccoci infine arrivati alla quinta e ultima fase di costruzione, tutta dedicata al frontale dell’auto. Si comincia con il grande logo del leone Peugeot (adesivo), il quale viene prontamente ingabbiato da un paio di frame 5×7 che fanno anche da sostegno agli assali su cui sono inserite le ruote dentate dello sterzo a cremagliera. Qui, purtroppo, si nota uno dei limiti della costruzione: lo sterzo, che adesso è completo, risulta un po’ “scattoso”. Inoltre, alcuni recensori più attenti di me hanno già fatto notare che, a causa degli ingranaggi scelti dai progettisti Lego, il volante non riposa in posizione perfettamente allineata quando le ruote sono dritte. Ci sono già delle MOD online che in pochi passi risolvono il problema, ma secondo me questo non è un difetto veramente degno di troppa attenzione.
Proseguiamo con la costruzione dei fari anteriori, una delle parti più originali e inconfondibilmente uniche sia nella hypercar reale che in questo modello. Con i primi dieci passaggi si assembla una serie apparentemente casuale di beams e plates che culmina con una sorprendente bandiera nera. Su questa complessa base si innesta la struttura di supporto delle tre barre fosforescenti che rappresentano i lunghi fari a led in stile “graffio del leone”, un marchio di fabbrica delle Peugeot più recenti. Appena ho terminato di montare il primo gruppo ottico faccio subito una prova: “carico” per benino le barre lasciandole per qualche minuto davanti alla lampada e poi spengo la luce. Il risultato non è come quello delle foto di propaganda, ma è comunque notevole. Immagino che i fan di Star Wars si precipiteranno ad accaparrarsi queste barre fosforescenti per rendere le proprie spade laser più suggestive…
Dopo i fari si finisce di assemblare lo spoiler anteriore e si aggiunge un grande passaruota nero che completa la cabina di pilotaggio facendo da base al parabrezza, che non c’è – come da tradizione Technic. Questo è un altro dei punti di maggiore criticità del modello, ma ne parlerò più avanti.
Poi tocca al cofano anteriore, una struttura semplice ma ben congegnata che si apre fluidamente e resta su da sola senza sforzi. Quindi si passa ai passaruota anteriori, la cui progettazione e costruzione è stata semplificata dal fatto che nelle hypercar che corrono a Le Mans le ruote sono scoperte, quindi ci sono meno pezzi da assemblare. Risulta, invece, un po’ laborioso montare i larghi pannelli con i larghi adesivi che vanno a completare la carenatura delle fiancate in modo impeccabile.
La costruzione si avvia alla conclusione con il montaggio degli specchietti, degli elementi aerodinamici tra il cofano e i passaruota anteriori e di una piccola antenna di fronte al parabrezza-che-non-c’è. L’ultimo passaggio, come al solito riservato alle ruote, mi lascia un po’ di amaro in bocca perché questa originalissima hypercar monta gli stessi cerchi e gli stessi pneumatici che si trovano anche in altri modelli Technic, tra cui le precedenti automobili in scala 1:10. Il risultato finale è soddisfacente, ma magari sarebbe stato bello avere qualcosa di unico per questo set (per esempio dei cerchi decorati di verde come quelli del prototipo, o gli pneumatici con le scritte stampate come venivano fatti vent’anni fa), come una proverbiale ciliegina sulla torta che avrebbe coronato le molteplici innovazioni incontrate nel corso del montaggio.
Mi consolo almeno con un dettaglio non trascurabile: l’altezza da terra. A differenza delle sue sorelle Ferrari e Porsche, che erano talmente alte da sembrare delle versioni speciali per la Parigi-Dakar, questa Peugeot è acquattata al suolo come una leonessa pronta a balzare sulla preda, ma non così tanto da vanificare l’efficacia del raffinato sistema di sospensioni. Un risultato veramente eccezionale!
Il pomo della discordia
Non c’è dubbio che con la Peugeot 9X8 i progettisti si sono spinti ancora una volta oltre i limiti dei precedenti set Technic, mandando in frantumi svariate certezze riguardo a cosa si può e non si può raggiungere con i mezzi specifici di questa serie Lego. Ma qui sta proprio il problema, secondo me. Questo è un altro di quei modelli recenti che si trovano in quella “zona grigia” in cui viene usata una parte non indifferente di pezzi provenienti da serie non Technic con l’obiettivo di raggiungere una maggiore somiglianza estetica con il modello reale. Un esempio eclatante è la Ferrari Daytona SP3 dell’anno scorso, in cui quasi tutto il posteriore è realizzato con plates e tiles come se fosse un set della serie Icons (ex Creator Expert) anche se è ufficialmente un membro della famiglia Technic. All’opposto, quest’anno, abbiamo trovato la Land Rover Classic Defender 90 nella serie Icons ma equipaggiata con sterzo e sospensioni come un Technic.
In linea di principio io non sono contrario a questa fluidità di confini, soprattutto quando l’ibridazione ha risultati spettacolari come nei due casi appena citati. I dubbi sorgono solo quando il modello alla fine sembra un prodotto finito a metà, come se i suoi creatori non avessero saputo decidersi quanto spingersi in una direzione o nell’altra e alla fine avessero optato per compromessi apparentemente buttati un po’ alla rinfusa.
Nel caso della Peugeot 9X8, secondo me, le vittime principali di questa indecisione sono stati l’abitacolo e il frontale. Il problema di quest’ultimo, come avevo detto in apertura, è la sua eccessiva imponenza: l’auto reale ha un profilo più affilato e sfuggente e, inoltre, i fari sono coperti da una calotta curva che ne addolcisce l’aggressività. I designer Lego hanno puntato sull’ “effetto wow” delle barre fosforescenti e hanno centrato in pieno il loro obiettivo, a onor del vero, ma hanno sacrificato le geometrie che avrebbero reso il frontale meno massiccio e ingombrante. D’altronde, sia la Porsche 911 RSR che la Ferrari 488 GTE hanno ricevuto delle belle calotte trasparenti per i loro gruppi ottici, perché negarle proprio a questa Peugeot, che ne avrebbe tratto grande beneficio?
Per quanto riguarda l’abitacolo, a parte la presa d’aria sul tetto a forma di cannone di cui mi sono lagnato prima, il problema riguarda essenzialmente la forma del parabrezza. In un set Technic normale le finestrature dei veicoli sono normalmente assenti, perciò l’unica cosa che suggerisce la presenza di un parabrezza è il suo contorno: la base, i montanti e il bordo del tettuccio. L’occhio si appoggia su questi elementi e ricostruisce la parte mancante basandosi su di essi. La Peugeot 9X8, però, monta una specie di calotta da aeroplano tipica delle hypercar di Le Mans, che avvolge il pilota e finisce sul retro con un aerodinamico profilo a goccia, e i montanti sono molto arretrati. Questo significa che l’occhio non riesce a ricostruire un parabrezza dalla forma così speciale: vede solo un buco tra la base arrotondata (il passaruota nero di cui ho parlato prima) e il bordo del tettuccio, anche perché i montanti sono ben infossati dentro all’abitacolo e non si congiungono alla base del parabrezza-che-non-c’è, incrementando il senso di distacco e di vuoto.
Si sarebbe potuto fare di meglio? Forse sì: se il tettuccio avesse avuto un bordo che riprende la curvatura del passaruota usato come base si sarebbe potuto rendere i due elementi meno estranei l’uno all’altro e si sarebbe suggerita una continuità tra di essi, ma i nostri mastri costruttori avrebbero dovuto convincere chi di dovere a realizzare un nuovo pezzo ad hoc – e questo non è successo, peccato!
Per concludere…
Se Lego non mi avesse dato questa Peugeot 9X8, io l’avrei comprata? Probabilmente no. Mi sarei lasciato sviare dalle sue stranezze estetiche e mi sarei diretto senza ombra di dubbio verso la Ford GT del 2022.
Adesso che l’ho costruita, ho cambiato idea? Decisamente sì! Questo set ha molte qualità degne di nota:
- è originale: per un verso o per un altro, di sicuro cattura l’attenzione di chiunque;
- è interessante da costruire: permette di scoprire dettagli nascosti della vera hypercar;
- è innovativa e sorprendente: presenta tecniche costruttive e soluzioni mai viste prima;
- è intrigante: quelle barre che brillano al buio hanno un fascino tutto particolare da cui è impossibile non farsi conquistare.
E il prezzo? Quello ufficiale di 200 euro sembra un po’ alto, ma in realtà è in linea con gli incrementi generalizzati degli ultimi tempi e, inoltre, è un prezzo accettabile per quello che offre sia in termini di numero di pezzi che di esperienza costruttiva. E se vi capita di trovarla a meno, vi consiglio vivamente di non lasciarvela scappare!
Si ringrazia il Gruppo LEGO® per aver fornito a Brick.it Magazine una copia recensione del set. Tutte le considerazioni espresse in questa recensione sono frutto dell’opinione personale dell’autore.
Riguardo il post della tua recensione voto 9+ però se posso farti una critica.. fai fatto un mega lavoro per un set non impegnativo.. Potevi indirizzare la scelta su un set molto più importante… Questo set non è un set che porta la società a leggere una recensione così accurata… È un peccato ci fosse stato un set in scala 1:8 avrebbe sicuramente attirato il 90% delle persone a leggere attentamente l’articolo