LEGO® Technic 42160 – Audi RS Q e-tron – Recensione

LEGO® Technic 42160 – Audi RS Q e-tron – Recensione

Un’astronave (elettrica) su quattro ruote

Mentre aspetto di avere tra le mani e testare la Porsche GT4 e-Performance in uscita oggi, 1 agosto 2024 (la nostra recensione, a cura di Francesco Frangioja, la trovate già qui), vi invito a fare un tuffo nel passato per andare a rivedere i pregi e i difetti del modello Technic Control+ uscito un anno fa: l’Audi RS Q e-tron n. 42160, un veicolo estremamente affascinante ma non privo – come sempre – di aspetti sorprendenti e discutibili.

NATA PER IL DESERTO

Audi RS Q e-tron #200 (Team Audi Sport), Stéphane Peterhansel/Edouard Boulanger

L’Audi RS Q e-tron, quella vera, è il frutto di un progetto iniziato nel 2021 da Audi insieme alla scuderia automobilistica Q Motorsport con l’obiettivo di partecipare (e vincere) il prestigioso Dakar Rally. Cavalcando l’onda che da anni spinge le case costruttrici a sperimentare forme di propulsione alternative ed eco-friendly, gli ingegneri di Audi hanno messo a punto una specie di mostro di Frankenstein travestito da nave spaziale appoggiata su quattro enormi ruote tassellate. L’Audi RS Q e-tron, infatti, è spinta da due motori elettrici di Formula E (uno per asse) alimentati da una batteria che viene ricaricata da un convertitore di energia collegato a un motore a benzina che deriva da quello della Audi A5 Turbo DTM.

Audi RS Q e-tron, high-voltage battery and charging process

Questa buggy, quindi, è a tutti gli effetti un veicolo elettrico, perché la trazione deriva esclusivamente dai motori ad alte prestazioni di Formula E, ma, vista la scarsità di stazioni di ricarica in mezzo al deserto, si porta appresso un generatore di elettricità che ha come cuore un altro motore da competizione, un 2 litri turbocompresso a quattro cilindri TFSI. Audi, quindi, è riuscita a unire in un’unica macchina il meglio del meglio delle proprie tecnologie elettriche e termiche: veramente un capolavoro di ingegneria!

Team Audi Sport

L’Audi RS Q e-tron ha debuttato al Dakar Rally del 2022 e, nonostante molte disavventure, è riuscita a vincere una delle 14 tappe dell’impegnativa competizione. Qualche mese dopo è arrivata la prima vittoria con il trionfo all’Abu Dhabi Desert Challenge (vedi foto qui sopra), che ha anche segnato la prima vittoria della storia di un veicolo elettrico in una competizione rally. Gli ingegneri, però, non si sono accontentati degli ottimi risultati e il veicolo, considerato dai suoi creatori “un laboratorio su ruote”, è stato profondamente rivisitato. La nuova versione, chiamata E2, ha visto la luce nel corso dello stesso anno e ha poi partecipato a diverse competizioni, ottenendo buoni piazzamenti, fino alla sudatissima conquista del Dakar Rally 2024 (vedi foto qui sotto).

Ma, di tutta questa storia appassionante, cosa e quanto se ne ritrova nel nostro set LEGO? Poco, molto, abbastanza, non abbastanza: dipende dai punti di vista. Spero di darvi informazioni a sufficienza per potervene fare un’idea.

UNBOXING

La versione LEGO dell’Audi RS Q e-tron è basata sul primo prototipo, quello del 2021/22, e ne mantiene le stesse linee futuristiche e aggressive, anche se un po’ tozze e ingombranti nel posteriore. Sarebbe stato bello avere la versione E2 che, con i suoi ampi parafanghi appiattiti sul retro, sembra proprio un disco volante atterrato per caso su quattro ruote da fuoristrada! Il prototipo originale, invece, sembra più una navetta da trasporto che una da corsa a causa del rigonfiamento posteriore.

Paragoni astronautici a parte, la scatola presenta sul fronte il modello nel suo ambiente naturale, il deserto, facendo pregustare emozionanti avventure (che verranno puntualmente frustrate, ahimé!), mentre nel retro si trovano le illustrazioni delle funzioni Control+ e alcuni dati sull’Audi RS Q e-tron reale. In quel piccolo riquadro in basso a sinistra si può anche vedere una sua foto e si può subito notare come i designer LEGO abbiano fatto un ottimo lavoro nel riprodurne profilo e proporzioni, ma abbiano “dimenticato” di rendere giustizia all’enorme presa d’aria bordata di rosso presente sul tetto dell’abitacolo. Tornerò su questo dettaglio più avanti.

All’interno della scatola si trovano 9 sacchetti numerati da 1 a 4 in base alle fasi di costruzione, un sacchetto non numerato che include i 4 cerchioni rossi speciali (esclusivi di questo set), 4 pneumatici tassellati (anch’essi pezzi esclusivi di questo set), ben 3 motori L, una scatola con l’hub e una busta di cartoncino che contiene il manuale di istruzioni e i fogli con gli adesivi.

Gli sticker sono ben 47 e ce ne sono alcuni che promettono di essere particolarmente impegnativi, come quelli stretti e lunghi che riproducono le luci posteriori (livello di difficoltà: Urlo di Munch). Ho visto sia di persona sia online che molti hanno tralasciato tutti gli adesivi e hanno optato per una versione “unbranded” completamente nera. Vedremo alla fine se ne vale la pena o no.

Il manuale di istruzioni, purtroppo, non contiene nessuna informazione sulla storia del veicolo o sul lavoro dei designer, ma c’era da aspettarselo visto che questo è un set 10+ e non un 18+. Come sempre, troviamo all’inizio uno schema delle fasi di montaggio e alla fine una foto del modello costruito messo a confronto con la sua controparte reale. Quest’ultima conferma l’impressione precedente: ottimo lavoro di design, ma la grande presa d’aria rossa sul tetto è una vistosissima omissione. Peccato!

FASE 1: un solido inizio

Il primo pezzo da prendere in mano è uno dei motori e al passaggio 4 se ne aggiunge anche un secondo sopra al primo: qui si va dritti al sodo! Pochi passaggi più tardi si scopre che il motore superiore, identificato con un marcatore di colore giallo, sarà quello che controlla lo sterzo a cremagliera, mentre il motore inferiore trasmetterà il movimento alle ruote anteriori tramite un differenziale “classico”. La struttura che sostiene i motori e lo sterzo è resa bella solida grazie all’uso degli speciali liftarm con fori longitudinali e trasversali che da qualche anno a questa parte si sono diffusi in molti set grazie alla loro duttilità d’impiego.

Avviso per i meno esperti: fate molta attenzione quando inserite le piccole ruote dentate dentro alla scatola del differenziale! Controllate che tutte e quattro girino comodamente nei loro alloggiamenti senza opporre resistenza prima di chiudere la scatola con la grande corona gialla. Potreste trovarvi con un bel problema da risolvere più avanti, quando raggiungere il differenziale e smontarlo sarà ormai un’impresa titanica! Parlo per esperienza…

Poco più avanti troviamo uno dei pezzi nuovi creati apposta per questo set: si tratta del giunto cardanico che trasmette il movimento rotatorio dal differenziale al semiasse (pezzo n. 4192). È una versione accorciata (2L invece di 3L) di un giunto identico (n. 52730) apparso in altri set precedenti. Niente di rivoluzionario, quindi, si tratta solo di un adattamento dovuto al rispetto delle proporzioni del modello reale. Per lo stesso motivo troviamo anche una nuova coppa dello sterzo (n. 3468c01) che è anch’essa una versione più piccola e leggermente modificata di un pezzo analogo (n. 46490c01).

Montaggio e collaudo delle coppe dello sterzo

Gli ammortizzatori scelti per questo modello sono quelli classici “duri”, cioè con la molla rinforzata, ma sono solo uno per lato, cosa che mi sorprende un po’: visto che dovranno reggere il peso di tre motori e un hub pieno di batterie mi aspettavo di trovare doppi ammortizzatori, o addirittura i nuovi ammortizzatori grandi (quelli della Ferrari Daytona SP3 e della BMW M 1000 RR, n. 79717c01). Chissà se questi due mingherlini riusciranno a resistere agli strapazzamenti a cui li sottoporrò tra poco?

Dopo aver montato un’altra cremagliera a testa in giù, a completamento del sistema sterzante (soluzione insolita, probabilmente adottata per garantirne la solidità e la fluidità), si può finalmente apprezzare il risultato: l’escursione delle sospensioni è notevole, come ci si aspetterebbe in un veicolo progettato per viaggiare fuori strada, e tutto sembra super solido e a prova di rally!

Montaggio della seconda cremagliera e collaudo ammortizzatori anteriori

FASE 2: finché morte non la separi

Adesso si mette da parte quanto fatto finora e si ricomincia da capo con il retrotreno. Ritroviamo lo stesso tipo di differenziale di prima, che vi consiglio di testare immediatamente (vedi sopra), ma stavolta esso è fissato in un telaio rosso fiammante che arriva dritto dritto dalla poderosa gru cingolata Liebherr LR 13000 n. 42146. Forse si tratta di un regalo per i “moccatori” che hanno assoluto bisogno di questo pezzo in questo colore insolito ma non sono disposti a sborsare 600 cucuzze per averlo.

È cosa essenziale testare il differenziale !

Da qui in avanti la costruzione procede abbastanza spedita e si ha spesso la sensazione di deja-vu perché essa ricalca la Fase 1, a parte il fatto che questo assemblaggio è semplificato dall’assenza dello sterzo. Ciononostante, è proprio qui che inizio ad avere quella sensazione di piacere che accompagna ogni costruzione Technic: è la meraviglia suscitata dalle geometrie perfette che si ottengono dalla connessione di parti apparentemente irrelate tra loro. L’esempio lo vedete nella foto e nel video qui sotto: due mezzi liftarm con tre pin che vanno a collegare tre parti precedentemente separate e ne permettono il movimento sincrono. Penso che sia questo ciò che fa battere il cuore dei veri appassionati di LEGO Technic: non l’estetica ma la parte meccanica!

La meccanica perfetta del retrotreno

Ok, bando ai sentimentalismi (non è vero, ci ricadrò più avanti, vedrete!) e andiamo avanti con la costruzione. Dopo aver fissato il terzo e ultimo motore alla struttura del retrotreno tocca agli ammortizzatori, che sorprendono ancora una volta: essi vanno fissati in compressione! Ricontrollo le istruzioni, ma non c’è dubbio: anche lì si vede chiaramente che le molle sono schiacciate. Mi sembra un po’ strano, perché così l’escursione delle ruote posteriori sarà inferiore rispetto a quella delle ruote anteriori (vedi video), ma mi fido degli ingegneri LEGO e sopporto il dolore ai polpastrelli provocato da questo difficoltoso assemblaggio.

Montare gli ammortizzatori richiede un po’ di forza e determinazione
Confronto tra ammortizzatori posteriori (sinistra) e anteriori (destra)

Dopo aver aggiunto un po’ di pezzi di rinforzo sia all’avantreno che al retrotreno, arrivano i primi adesivi! Niente paura, si tratta solo di quelli da applicare all’hub per marcare le porte a cui vanno collegati i motori. Come si può vedere nel video, a questo punto c’è un bel groviglio di cavi e bisogna prestare moltissima attenzione alle istruzioni per effettuare le connessioni giuste. Per fortuna le indicazioni sono chiare e ci sono anche dei riquadri che mostrano dei preziosi consigli per sistemare i cavi nella posizione giusta e non lasciarli svolazzanti all’interno dello chassis.

https://youtu.be/qqe3DzvHCOU
ATTENZIONE al posizionamento dei cavi!

A questo punto l’avantreno e il retrotreno sono pronti per essere uniti in un sacro vincolo finché morte non li separi: la bellezza di 9 pin devono essere inseriti in un longherone rinforzato che garantirà la stabilità e la durata di questo felice matrimonio. Però, che fatica connetterli tutti insieme!

9 pin da inserire contemporaneamente!

Ed eccoci, finalmente, al montaggio delle ruote, pezzi unici creati appositamente per questo modello. Nel video potete vederle a confronto con le ruote della Land Rover Defender n. 42110. Il diametro è lo stesso, ma il profilo degli pneumatici dell’Audi è maggiore e offre, quindi, più ammortizzazione. Lo spessore, invece, è inferiore e dovrebbe dare una migliore guidabilità. Il battistrada tassellato è figo e basta: non credo proprio che aumenterà in modo sensibile la trazione su terreni sconnessi o scivolosi!

Confronto tra gli pneumatici nuovi dell’Audi e quelli vecchi della Land Rover

Siamo solo a metà della costruzione, ma tutta la parte meccanica è completa e, volendo, la buggy è pronta per essere testata. Per adesso mi limito a una prova di resistenza che, come vedete nel video, questa Audi RS Q e-tron passa a pieni voti! Il modello sembra a prova di bomba e, inoltre, sono piacevolmente sorpreso nel constatare che le immagini sulla scatola non mentivano: questo fuoristrada sarebbe veramente capace di affrontare terreni molto aspri e dal fondo irregolare grazie a un eccezionale sistema di sospensioni! Fremo dalla voglia di andare fuori a provarlo, ma preferisco aspettare di montare anche la carrozzeria per vedere se il peso aggiunto modificherà le prestazioni.

Prova delle sospensioni e test di caduta!

FASE 3: la lotta “Uomo vs Sticker” ha inizio!

Da qui in avanti non c’è più scampo: quei due fogli pieni di adesivi mi guardano con aria di sfida e il mio umore si fa nero come la quasi totalità dei pezzi che dovrò usare per costruire la carrozzeria. Vabbè, rimbocchiamoci le maniche, tiriamo fuori il brick separator e cominciamo!

I primi passi sono dedicati alla costruzione della cabina di guida e il primo sticker da applicare è il tappo del serbatoio per il carburante che alimenta il motore a benzina: un inizio soft. L’assemblaggio procede con la caratteristica “pinna” sul tetto, ma la soluzione adottata dai designer lascia a desiderare: a parte l’evidente asimmetria estetica (lato destro e lato sinistro appaiono diversi), questa parte non è nemmeno fissata e può ruotare sul suo asse (vedi video). In questo caso sarebbe stato auspicabile un ricorso a pezzi system per una migliore fedeltà alla controparte reale, ma immagino che usarli in un dettaglio così prominente della carrozzeria li avrebbe esposti al rischio di finire sparsi in tutte le direzioni al primo ribaltamento del veicolo. Realismo vs robustezza: che dilemma!

La “pinna” posteriore non convince molto

Proseguendo la costruzione si incontrano altri momenti di puro piacere alimentato dalle fantastiche geometrie Technic. Guardate come il pannello con la “pinna” scivola indietro per poter essere fissato saldamente al telaio con un’angolatura peculiare! Oppure ancora l’ingegnoso sistema con cui vengono fissati i pannelli laterali posteriori: chi si sarebbe aspettato un aggancio così saldo da dei pezzi così mobili? Semplicemente meraviglioso!

L’ammirevole sistema di aggancio del tetto
I pannelli laterali posteriori sono solidissimi

L’entusiasmo dura poco perché adesso è ora di incollare l’adesivo più lungo e sottile che abbia mai incontrato: le dimensioni sono nientemeno che 15×1! L’operazione è impegnativa e necessita di un quantitativo spropositato di pazienza, ma con l’aiuto del brick separator sono riuscito a cavarmela. Però se conoscete metodi migliori per incollare gli sticker scrivetemeli nei commenti a fine articolo, ve ne sarò infinitamente grato!

L’adesivo più lungo del mondo!

Accantoniamo per un attimo la parte posteriore della buggy e passiamo al cofano anteriore, che richiede di praticare la Divina Arte dell’Allineamento, una branca speciale delle Celesti Arti dell’Incollamento Adesivi, altrimenti la vostra Audi RS Q e-tron sembrerà perennemente incidentata (ma potete sempre giustificarvi dicendo che è precipitata da una duna particolarmente infida durante il Dakar Rally).

L’assemblaggio dei montanti, invece, mostra una tecnica di costruzione poco ortodossa ma che sta prendendo sempre più piede negli ultimi set Technic: si tratta dell’uso delle bar al posto dei tradizionali axle. Questa tecnica sfrutta il fatto che il diametro delle bar corrisponde esattamente allo spazio vuoto al centro della croce degli axle hole, permettendo connessioni stabili e solide tra elementi system ed elementi Technic.

L’interessante assemblaggio dei montanti

Per concludere la terza fase aggiungiamo speciali cremagliere curve (introdotte appositamente per questo set) che simulano gli alloggiamenti per le ruote di scorta e, infine, montiamo sul tetto la presa d’aria di cui mi sono già lamentato: un tripudio di adesivi per un risultato veramente deludente. A questo punto della costruzione la nostra Audi RS Q e-tron sembra una beach buggy con cui divertirsi al mare più che un veicolo duro e puro fatto per affrontare le impietose condizioni del deserto saudita ed è buffo constatare che, in effetti, molte delle MOC costruite con questo set lo trasformano proprio in un veicolo da spiaggia!

FASE 4 e considerazioni estetiche

Adesso torniamo sul retro per completare il poderoso fondoschiena della nostra Audi con gli altri due sticker lunghissimi e sottili che vi trasformeranno in un batter d’occhio in maestri zen (oppure vi faranno sprofondare in un inferno di turpiloquio, a seconda dei casi).

Il piacere della costruzione ritorna nei passaggi successivi, quando bisogna assemblare le complesse ma affascinanti geometrie delle fiancate con le portiere (fisse), allora anche la fatica degli adesivi si alleggerisce contemplando il bellissimo risultato finale.

Le splendide geometrie delle fiancate

Negli ultimi passaggi bisognerà praticare ancora una volta la Divina Arte dell’Allineamento per completare l’ampio cofano con i seducenti fanali anteriori a led e, infine, la “bocca” sottostante con un’ulteriore coppia di fanali.

La nostra Audi RS Q e-tron è finita e devo dire che, da un punto di vista estetico, la trovo veramente fantastica: a prescindere dalla somiglianza con il veicolo reale (che, comunque, è alta), questa buggy ha delle linee aggressive e imponenti che incutono fascino e timore allo stesso tempo, come un carro armato che ha subito una drastica liposuzione ma non ha perso neanche un filo della sua letalità.

E vi posso garantire che gran parte di questo senso di forza e leggerezza proviene proprio dagli odiati adesivi che, grazie all’abbondanza di particolari in grigio chiaro, snelliscono moltissimo la carrozzeria. Forse esagero, ma secondo me questa Audi senza adesivi assomiglia più a uno scarafaggio troppo cresciuto che a una meraviglia dell’ingegneria automobilistica! Quindi, se non si fosse ancora capito, consiglio assolutamente di ingoiare il rospo e darsi da fare con gli sticker, perché il risultato finale merita lo sforzo!

Fuori strada, ma non troppo

Ma la nostra Audi RS Q e-tron non è fatta per stare su uno scaffale a farsi ammirare e a prendere polvere: proprio come quella vera, con i suoi tre motori, le ampie ruote e i forti ammortizzatori, anche lei è nata per affrontare terreni accidentati e impervi. O almeno, così ci vorrebbero far credere le foto sulla scatola…

A essere sincero, la prima prova di guida l’ho fatta in casa, per prendere confidenza con i comandi dell’applicazione Control+, ma non l’ho registrata perché è stata un completo disastro! I problemi che ho avuto riguardano due aspetti fondamentali:

  1. I comandi: la mascherina di controllo personalizzata per l’Audi contiene due “leve” per mandare il veicolo avanti e indietro (quella di destra) e per farlo sterzare (quella di sinistra), ma esse nel mio telefono appaiono troppo piccole ed è molto difficile riuscire a spostarle con la giusta precisione. Quello che succede sempre è che i pollici scivolano continuamente fuori dal perimetro della leva, perdendo il contatto e facendola ritornare alla posizione di partenza. Il veicolo, quindi, si muove a singhiozzo e dopo un po’ l’esperienza di guida diventa snervante, facendo desiderare ardentemente di avere un semplice controller fisico invece di uno virtuale! (qui un breve video di dimostrazione registrato all’aperto)
  2. Le impostazioni del software: i progettisti LEGO hanno deciso di insegnare ai ragazzini di 10 e più anni che cos’è il recupero dell’energia in frenata, perciò hanno impostato la nostra Audi in modo che essa non si fermi quando viene rilasciata la leva dell’acceleratore ma continui la sua corsa simulando il recupero dell’energia cinetica e la ricarica della batteria fino all’arresto del veicolo. L’intento è lodevole, peccato che l’hub Technic non permetta nessun recupero dell’energia, quindi il risultato finale è solo che l’Audi non si ferma subito e va continuamente a sbattere contro tutto quello che le sta vicino, soprattutto quando si guida in uno spazio ristretto come quello di una stanza. Esiste un pulsante che arresta immediatamente il veicolo (una sorta di freno a mano di emergenza), ma esso non è facile da raggiungere immediatamente con le dita, quindi gli urti sono praticamente inevitabili.

Dopo un bel po’ di tentativi sono riuscito a impratichirmi a sufficienza per portare fuori l’Audi a fare un giro nel mondo reale. Prima, però, ho deciso di dotarla di un po’ di protezioni per l’hub e gli ingranaggi, aggiungendo una semplice copertura sottoscocca fatta di plate. Ecco il risultato della nostra avventura.

La prova all’aperto, tra successi e fallimenti

Come si vede subito, questo set non è assolutamente paragonabile con un qualunque fuoristrada telecomandato: si muove abbastanza lentamente, fa fatica a superare ostacoli del calibro di un ciuffo d’erba più folto del solito, si blocca appena il terreno è un po’ ripido.

Però ha un grandissimo asso nella manica: è di una solidità incredibile! L’ho maltrattata per due ore su sabbia, terra, sassi, erba, rocce, facendola cadere e ribaltare più e più volte, ma è sempre rimasta tutta d’un pezzo. Questo sarà sicuramente l’aspetto più divertente sia per i ragazzi che per gli adulti: testarne i limiti di resistenza. E in questo, sicuramente, la nostra Audi RS Q e-tron non deluderà! L’unica cosa che teme è il fuoco, come potete vedere in questo video.

Upgrade

Nonostante i suoi difetti vi siete innamorati di questo set e volete provare a migliorarlo, ma non sapete come fare? Non temete, c’è chi ci ha già pensato! Se volete aumentare velocità e potenza potete acquistare il kit realizzato da BuWizz che include il loro hub ad alto voltaggio e due motori più potenti di quelli LEGO e cambia drasticamente la performance della vostra Audi. Gli unici inconvenienti sono il prezzo molto alto (superiore a quello del veicolo!) e il fatto che, comunque, non trasforma un modello LEGO in un vero fuoristrada telecomandato. Potete vedere le differenze nell’ottimo video di RacingBrick qui sotto.

LEGO più BuWizz contro un vero fuoristrada RC: chi vincerà?

L’altra possibilità per migliorare la vostra esperienza di guida dell’Audi RS Q e-tron è passare a un controller fisico grazie all’eccezionale lavoro del team di PyBricks: cliccando su questo link potrete seguire le istruzioni per collegare il modello al controller della X-Box o a quello LEGO Powered Up. Ci vuole un po’ di dimestichezza con programmazione & affini, ma non sembra un’impresa impossibile.

Guidare l’Audi RS Q e-tron con il controller dell’X-Box è possibile!

In entrambi i casi, il punto di partenza è lo stesso: procurarsi questa bellissima Audi RS Q e-tron dal sito LEGO a 170 euro o da tantissimi altri rivenditori fisici e online a prezzi inferiori. Tra l’altro, anche acquistandola a prezzo pieno si ottengono la bellezza di 3 motori L, un hub e altri 910 pezzi: non male come rapporto costo/quantità! Il piacere della costruzione e il divertimento assicurati da questo set, comunque, non hanno prezzo…

Si ringrazia Samuele Parravicini di SILUG per avermi aiutato con le riprese all’esterno. Tutte le considerazioni espresse in questa recensione sono frutto dell’opinione personale dell’autore.

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