I LEGO omofobi? Smontiamo la polemica

I LEGO omofobi? Smontiamo la polemica

La scorsa settimana attorno ai mattoncini LEGO® è nato un vero e proprio caso mediatico. Il tutto nasce a Londra quando il celebre Telegraph ha pubblicato un articolo intitolato «Lego can be anti-LGBT, says Science Museum», titolo successivamente modificato, che riprendeva un pezzo risalente addirittura al 2022 e rimasto sino ad oggi inosservato.

Cos’é successo allora?

Quell’anno (2022), sul blog del museo, era uscito un pezzo riguardante un «percorso autoguidato per scoprire alcuni degli oggetti esposti al Museo della Scienza che raccontano storie di comunità, esperienze e identità queer». L’articolo ideato dal Gender and Sexuality Network, un gruppo di volontari impegnato nell’inclusione della comunità LGBTQ+ nei musei è l’unico contenuto pubblicato da questo gruppo nel blog del Museo di Londra e parla di molte cose.

Cosa dice il percorso a proposito dei mattoncini Lego?

Il percorso autoguidato ripercorre diversi episodi della storia, come quello della pilota Roberta Cowell, prima donna trans britannica a sottoporsi a un intervento chirurgico di affermazione di genere e a cambiare il suo certificato di nascita, e altri esempi di coraggio di persone che hanno lottato nei loro campi per affermare il proprio status. Così come gli studi sui cromosomi di genere, la didattica attraverso le bambole e molto altro.
Arrivando al punto 7 del percorso, troviamo finalmente il riferimento ai mattoncini Lego, che riportiamo integralmente:

Insomma, nessuna accusa di omofobia!

Nella descrizione del punto 7 del percorso viene spiegato come i connettori vengano chiamati «maschio» e «femmina», mentre il loro assemblaggio «accoppiamento». Gli autori spiegano che questo è un «esempio di applicazione del linguaggio eteronormativo ad argomenti non correlati a genere, sesso e riproduzione» che dimostrerebbe come l’eteronormatività, ossia «l’idea che l’eterosessualità e il binarismo di genere maschile/femminile siano la norma e tutto ciò che ne esce è insolito», modellerebbe «il modo in cui parliamo di scienza, tecnologia e del mondo in generale». Quindi, di fatto, da nessuna parte del testo i mattoncini LEGO vengono contestati o indicati come «omofobi».

Da dove nasce allora la polemica?

Se nel resto del mondo sono state poche le testate che hanno rilanciato questa (non)notizia, in Italia alcuni quotidiani l’hanno utilizzata per affermare la loro visione politica.
Così ll Giornale ha titolato «L’ultimo delirio woke: i Lego possono essere omofobi», Libero ha scritto «Non si salva neppure il Lego: ‘È omofobo’» e alcuni deputati della maggioranza hanno twittato «‘I mattoncini Lego sono omofobi’. Il delirio by Museo della Scienza”», ripostati poi anche da Elon Musk.

Lego non può essere etichettata come un’azienda omofoba.

Basti pensare che l’anno precedente l’uscita del pezzo sul blog, la società aveva lanciato il set 40516 – Everyone is Awesome (ve ne abbiamo parlato tempo fa in questo nostro articolo) proprio a sostegno della comunità LGBTQIA+.
La pagina del sito LEGO.com dedicata al set riporta il commento di Matthew Ashton, Vice President of Design di LEGO: «Il punto di partenza è stata la mia sensazione che noi, come società, potremmo fare di più per mostrarci sostegno reciproco e apprezzare le nostre differenze».

Quello che spiace è che un gioco inclusivo e rispettoso come LEGO sia potuto diventare il centro di una assurda polemica nata sul nulla e alimentata solo dalle preconcette posizioni di chi vede la richiesta di inclusione, rispetto e uguaglianza come dei valori che minacciano la loro presupposta integrità.

One thought on “I LEGO omofobi? Smontiamo la polemica

  1. Ben scritto!
    Nel suddetto museo avrebbero anche potuto esporre una serie di spine e prese elettriche o come esempio di linguaggio eteronormativo: chi avrebbe avuto il coraggio di gridare “la rete elettrica è omofoba”?

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