Una bella serata
by Alfonso Parmeggiani.
Noi siamo in 4 e siamo pronti. Siamo io, la Barbara, Marco ed Andrea. Abbiamo spostato tutti i tavoli, abbiamo fatto un tavolone unico, tovaglia nera e sfuso. Abbiamo costruito la pista per le macchinine radiocomandate. Vicino a noi c’è la tavola apparecchiata dove prima mangeremo tutti insieme. Noi insomma siamo pronti. O così pensiamo.
Ci sbagliamo.
Di grosso.
Siamo all’Azienda Agricola e Agriturismo “Acqua Terra Sole” sulle colline di Felino; un posto splendido con una vista sulla valle incredibile.
Qualche istante di attesa e arrivano coloro che dobbiamo far giocare. Si tratta di 9 bimbi Saharawi, dei due accompagnatori, e di altre due signore della ONLUS “Help For Children” di Felino (PR). Si mangia tutti insieme ed i bimbi sembrano intimiditi.
Forse sono solo stanchi: nel pomeriggio sono andati a cavallo in un maneggio in zona.
Concluso il pasto decidiamo di farli giocare prima del gelato e poi continuare dopo. Loro si stanno svegliando dal loro torpore. Adesso si che sono dei bimbi. Dopo le loro preghiere, corrono, ridono, saltano….. chi impara a fare andare le automobili telecomandate, chi costruisce senza mai aver visto prima un pezzo LEGO®. Una bimba, Ajsha, costruisce una macchinina con un leva bricks trovato nello sfuso. E la serata prosegue. Arriva tra noi, Livia Cesari, Presidente di “Help For Children” Felino, che ci spiega un po’ di cose.
Intanto ci dice chi abbiamo di fronte: sono 9 bimbi di 10 anni circa, facenti parte di migliaia dislocati sopratutto in tutta Italia e Spagna.
Sono 17 anni che “Help For Children” fornisce a questi ragazzi un check-up medico completo dalla testa ai piedi, per sanificarli al meglio.
Ma ci dice anche qualcosa sul loro mondo politico. Il Saharawi è una zona neutra del deserto del Sahara abitato da questa gente. Scacciati dal loro territorio, colonizzato dal Marocco, loro si rifugiarono nel Sahara per scappare alla guerriglia imposta. Sono profughi in una terra non loro. In più il Marocco impedisce loro di tornare a casa, costruendo una muraglia di 2000 mt. Questo succedeva 50 anni fa.
Ora vorrebbero diventare stato autonomo aiutati anche dall’Algeria, Stato limitrofo, ma il Marocco, di cui fanno parte, non ne vuole sapere.
Una domanda ora: chi lo sapeva? La risposta è NESSUNO! Perché NESSUNO ne parla.
Sentiamo un’altra voce però.
Si tratta di Kalil, accompagnatore dei ragazzi che parla italiano. Lui ci conferma tutta la storia, in più ci da qualche informazione extra. E’ una terra(?) senza acqua, senza verde. Solo sabbia, troppa sabbia, dice. Gli aiuti che arrivano sono dalla Croce Rossa e dalle varie Onlus. È dal 1973 che vivono in tendopoli con 60 gradi all’ombra, emarginati dal loro stesso popolo ed inesistenti per il resto del mondo.
Kalil ci dice un aneddoto: lui è la prima volta che viene a Parma. Precedentemente, tranne nel periodo del covid, che a loro non ha fatto danno perché appunto emarginati, è sempre andato in Toscana. Una volta, nel 2011, un bimbo assaggiando l’acqua del mare gli dice che solo in quel pezzo l’acqua è salata. Questo perché non sa cosa sia il mare, non lo conosce, non l’ha mai visto prima.
Abbiamo chiesto a Kalil cosa si porteranno dietro da questa esperienza in Italia e ci risponde che per loro è come essere in Paradiso. E’ tutta una scoperta, è tutto un grande gioco. Anche il bagno lo è. Loro ogni 10 minuti vanno al bagno. La prima volta è per fare i bisogni, le altre per schiacciare il bottone col piede o con la mano e vedere l’acqua che viene giù in automatico. Loro hanno le brocche.
Intanto la serata volge al termine. Noi gli regaliamo un ciondolo in polistirolo col simbolo di ParmaBricks, loro invece ci cantano una loro canzone e la versione italiana della stessa:” la macchina del capo”.
Mi scappa una mezza lacrima.
Scopriamo che è un po’ il loro inno.
Alla fine donano a me e Marco dei braccialetti con la loro bandiera pitturata da loro, ad Andrea un anello e una collanina alla Barbara.
Se ne vanno tra abbracci e sorrisi. Noi sbaracchiamo tutto e ci avviamo verso le nostre case.
La Mia giornata finisce il mattino seguente, quando mi sveglio da un incubo, in cui mio padre e suo fratello buttavano via auto di lusso ed io piccolino piangevo dicendo: “Non è colpa mia!”.
Nessuno può essere pronto alla realtà.
Fate una buona vita, piccoli AMBASCIATORI DI PACE!
Parma 13/07/2023 Alfonso Parmeggiani